Ha ancora senso parlare di “stile di scrittura SEO” o di articoli “ottimizzati SEO” nel 2020?
Probabilmente no.
Sia chiaro, il modo in cui viene scritto un articolo fa ancora la differenza fra un posizionamento eccellente ed uno mediocre, ma non esistono delle formule magiche che con qualche tecnicismo ti danno una scorciatoia verso il successo su Google.
Per formule magiche mi riferisco ad esempio a: astrusi calcoli sulla keyword-density ideale (con le conseguenti ripetizioni forsennate di parole chiave); posizionamenti strategici di grassetti e corsivi a dismisura; spamming di parole chiave sugli ALT delle immagini; etc…
L’impressione che ho è che molti siano ancora ancorati a tali regole, risalenti ormai agli albori del web 2.0, quando forse un po’ di influenza ancora la avevano.
Questo o per incapacità di adeguarsi ai tempi che cambiano alla velocità della luce (come tutto nella rete), o per una volontà di mantenere lo status quo di SEO Expert: il potente informatico dalle conoscenze tanto inarrivabili quanto misteriose in grado di cambiare il tuo destino su Google.
Questo o per incapacità di adeguarsi ai tempi che cambiano alla velocità della luce (come tutto nella rete), o per una volontà di mantenere lo status quo di SEO Expert: il potente informatico dalle conoscenze tanto inarrivabili quanto misteriose in grado di cambiare il tuo destino su Google.
Tutte queste menate, ormai, non servono a niente o quasi, e la direzione verso cui si sta muovendo Google sembra indicare un imminente colpo di grazia.
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