- Assumi un copywriter \ articolista, cercando di pagarlo il meno possibile (0.01€ \ parola è il “golden standard”).
- Assegnagli un tema nazionalpopolare (ad es. “I migliori programmi per scaricare musica da Youtube”).
- Lascia che svolga il tema scopiazzando da altri articoli in rete, senza avere la più pallida idea di come funzionino i programmi che sta per bollare come “migliori”, “eccellenti” o “scarsi”.
- [Opzionale] Metti un titolo altisonante al pezzo (in gergo: titolo “clickbait“) che prometta di far trovare il Santo Graal all’utente (ad es. “C’è un programma supermegastrabiliante che nessuno conosce!!!! Ecco quale!”).
- Riempilo di keyword per piazzarti meglio su Google.
- Trai guadagno dai banner su tale articolo: non importa se agli utenti avrai consigliato merda piuttosto che cioccolata, perchè il profitto si basa sul numero di utenti che vedono i banner, non sulla % di utenti che hai realmente aiutato.
Eh già, scrivere per il web, ormai, questo significa nella maggior parte dei casi: è la strada più facile, sicura ed immediata per il profitto. Nonchè quella che ormai viene considerata come “standard”, “la moda”, che si autoalimenta “perchè tutti fanno così”.
Di fronte alla “moda“, a poco servono le linee guida di Google, che parlano di qualità dei contenuti e capacità di aiutare gli utenti: per quanto lo sforzo di Big G stia iniziando a dare dei risultati, è molto difficile per un robot valutare il grado di utilità di uno scritto umano; allo stato attuale, tranne che nei (rari) casi dei grandi big del settore, la scorciatoia è quella più efficace.
Un po’ come lo erano gli scambi link intorno al 2010, o i meta tag keywords andando ancora più indietro ai primi anni 2000: ogni epoca ha le sue “tecniche SEO” infallibili.
Oddio, infallibili… abbiamo visto che fine abbiano fatto gli schemi di link, e magari nello stesso girone infernale prima o poi finiranno anche i vari siti-spazzatura.
Mentre aspettiamo che ciò accada, siamo letteralmente bombardati dai titoli di tali siti-spazzatura e dai loro articoli pieni più di keyword che di inutili minchiate (o forse viceversa?) che ci fanno perder tempo.
In questo articolo, voglio darvi la mia visione su come sia opportuno scrivere per il web: cosa rende un articolo davvero utile per l’utente, e come è possibile dare quel valore aggiunto ai propri contenuti, che li renda degni di essere letti al di sopra di un marasma di spazzatura scopiazzata senza reale cognizione di causa.
In questo articolo ci concentreremo sui contenuti, mentre in un post a parte approfondirò il tema dello stile di scrittura.
Sommario
Comprendere la ricerca dell’utente
Scriviamo un articolo dal titolo “I migliori frullatori ad immersione“.
L’utente si aspetta di trovare le recensioni dei migliori frullatori.
Ovvio, no? Ok, andiamo avanti.
Scriviamo un articolo “I migliori programmi per scaricare musica“. Mi pare ovvio che l’utente si aspetti di trovare programmi per scaricare l’mp3 occasionale della canzone che preferisce… Eppure, prendi un Aranzulla qualsiasi (sì, ritengo che lui rientri fra gli immissori seriali di spazzatura), ed ecco che ti trovi bombardato da suggerimenti assolutamente fuori tema come Spotify, Amazon Music, etc… che sì, ti permettono di “scaricare” musica sul tuo telefono, ma solo facendo un abbonamento per sincronizzare offline (in maniera cifrata) le tue playlist.
Tecnicamente stai “scaricando musica”, ma seriamente: Aranzulla, pensi che questi utenti ti abbiano chiesto davvero una cosa del genere?
Per carità, se uno non vuole consigliare software in grado di compiere operazioni illegali come scaricare un mp3, lungi da me dire che sia sbagliato!
Ma a questo punto, se non puoi\vuoi risolvere il dubbio dell’utente, perchè non evitare di parlarne?
Perchè far perdere tempo all’utente se non per guadagnare comunque dal suo click?
Scrivere un articolo “Come guardare Netflix gratis” e poi pubblicare una guida di 1000 parole su come iscriversi al sito perchè tanto i primi 7 giorni sono gratis, allo stesso modo, è una gran paraculata.
Che dire poi di capolavori da Pullitzer come “Nuova stagione di [nome serie TV]: ecco quando uscirà“, e poi l’articolo contiene… beh, 2-3 paragrafi che parlano della trama della serie (che l’utente già sa, altrimenti non cerca info sulla nuova stagione), una pubblicità, altri 2-3 paragrafi sugli attori, un’altra pubblicità, 2-3 paragrafi su dei rumor, un’altra pubblicità, e solo dopo aver letto tanta roba inutile (e visto tanta pubblicità), ecco il fatidico paragrafo sulla data d’uscita della nuova stagione. Paragrafo il quale reciterà più o meno così: “non si hanno notizie ufficiali sulla nuova stagione, ne’ se verrà mandata in onda“.
Articoli del genere servono solo ad aumentare la quantità di spazzatura presente in rete, e chiunque pubblichi robe del genere dovrebbe sentirsi corresponsabile del declino della qualità dell’Internet, al pari dei fake newser, tuttologi da social, e buongiornissimo kaffèèèèèè.
So che per molti di voi è scontato, ma sono sicuro non sia così per tutti.
Alle volte per comprendere le reali esigenze dei potenziali lettori serve un po’ più di sforzo.
Rimanendo nell’ambito tecnologico, prendiamo l’articolo sui migliori programmi per modificare foto, scritto da enzo.s proprio per questo blog. Questo articolo è pensato per essere trovato da un utente che cerca su Google un generico “programma per modificare foto”.
Ma cosa vuol dire esattamente “programma per modificare foto”?
Software gratuito o professionale \ a pagamento?
Modificare come in “ridimensionare e ritagliare come faccio col cellulare”, o “fotoritocco avanzato in stile Photoshop”?
Qua bisogna utilizzare un po’ di logica: se lo cerchi su Google, probabilmente non sei un grafico professionista, quindi la maggior parte privilegerà i gratuiti.
Fra questi, vi è una soluzione pensata per gli smanettoni, una per le “casalinghe disperate”, una per i millennials che vogliono postare le foto fighe su Instagram….
L’utente non deve scegliere, perchè il blogger lo ha fatto per conto suo.
Il valore aggiunto: l’esperienza dell’autore
Se l’utente vuole una trattazione enciclopedica di un argomento, va su Wikipedia.
Se vuole un’asettica lista di modelli di monitor con determinate caratteristiche, va su un grande database del settore.
Se vuole leggere solo le caratteristiche buone di un prodotto, va a leggersi la scheda sul sito ufficiale.
Ma se decide di leggere un articolo di un blog, è perchè vuole dei consigli. Consigli dati dall’esperienza e dalla competenza di chi scrive, non dall’aleatorietà di chi tira ad indovinare, non avendo la più pallida idea di cosa stia dicendo (tanto Googlebot non se ne accorge).
Se io comprendo, per ogni prodotto, ciò che lo differenzia dalla massa, posso consigliarlo con più sicurezza a determinate categorie di utenti con determinate esigenze… questo fa una differenza fra una lista scelta e ragionata, ed un’altra composta da prodotti scelti a caso e descritti genericamente.
Quello in oggetto è un settore molto competitivo, dato che un singolo profumo costa centinaia di euro, e nel lusso c’è sempre competizione fra budget elevati… nonostante ciò, sta riscontrando un buon successo e degli ottimi posizionamenti su Google.
L’utente percepisce la differenza fra chi non ha mai provato ciò di cui parla e chi invece ne ha vera esperienza, e si fidelizza.
Una descrizione asettica ed impersonale non sarà mai tanto verosimile ed ancorata al mondo reale quanto un racconto vissuto in prima persona da un autore, nel quale il lettore possa identificare se stesso, o altre persone o paradigmi del mondo reale a lui familiari.
Con quali dinamiche?
Che tipo di interazioni ne scaturiscono?
Politically Correct? No grazie
Il giusto compenso
L’unica cosa che interessa a tutti è di poter pubblicare, ad un costo finale sostenibile, un articolo valido, esaustivo, che soddisfi la ricerca dell’utente, che gli offra un valore aggiunto rispetto alla massa, e che lo spinga a pensare “cavolo, bel blog!”.
Se così non dovesse essere, una delle due parti ha sbagliato lavoro: o il freelancer non sa scrivere, il cliente non sa monetizzare il suo operato.
Quello sui programmi per modificare foto richiede un generico background tecnico-informatico di livello discreto, qualche ora di tempo una Domenica pomeriggio, e magari qualche decina di euro per provare le versioni complete di alcuni software (sebbene in molti casi la versione Trial sia più che sufficiente). Niente di trascendentale, insomma.
L’unica soluzione: la passione
Ok, il titolo è un po’ pacchiano, ma di fatto è così.
E’ irrealistico e fuori dal mondo il cliente che si aspetta l’articolo top dal ragazzetto che scrive a 0.01€ \ parola.
Decisamente più rara, ma ugualmente presente ed assurda, l’attitudine del copywriter che pretende venga pagato ogni minuto di studio, anche quando questo è più un colmare le lacune dello stesso, piuttosto che uno studio specifico per l’articolo (c’è differenza fra le due cose!).
In altre parole: se io cliente chiedo la recensione di un frullatore specifico, devo necessariamente fornirlo al copywriter se voglio “pretendere” che lo provi davvero.
Se io cliente chiedo ad un articolista specializzato in tecnologia di parlarmi di programmi di fotoritocco, posso aspettarmi qualche ora di studio & ricerca per testare i programmi più di nicchia, ma di certo non che egli debba passare intere giornate a capire la differenza fra Paint e GIMP o fra lo strumento Ridimensiona e lo strumento Scala.
Queste nozioni basilari dovrebbero essere incluse nelle competenze (e quindi nel compenso) di un articolista tecnologico.
Chiaramente, se un articolista tecnologico ha molta esperienza nel settore, avrà un compenso base più alto, quindi a parità di qualità finale, il costo dell’articolo dovrebbe essere vagamente simile a quello di una persona senza competenze specifiche, dal costo base minore, al quale si finanziano più ore di studio. Almeno in teoria.
Per arrivare a questo risultato, la spesa del committente abbiamo detto essere la stessa, la qualità del lavoro idem, cambia solo il fatto che, nel secondo caso, lo scrittore ha perso ore e ore del suo tempo per imparare un argomento che magari non riprenderà più per il resto della sua vita, quando avrebbe potuto fare qualcosa di più produttivo, interessante, riutilizzabile e quindi più redditizio.
Ecco dunque spiegato perchè è così importante che chi scrive abbia passione per quello che fa: solo così è possibile studiare ed accrescere le proprie competenze senza gravare eccessivamente sulle tasche del committente, perchè parte di quello studio la possiamo considerare come un investimento su noi stessi.
Se invece lo studio è fine a se stesso, ed ha senso solo per riuscire a consegnare quell’articolo da 30€ e nulla più… ci sono probabilmente modi più veloci per guadagnare 30€.
Se scegliete un settore di competenza in cui specializzarvi, tutto lo studio che farete per articoli in quel settore sarà riutilizzabile nelle decine o centinaia di articoli che scriverete da quel momento in poi.
All’inizio per scrivere un articolo magari ci metterete 10 ore, ma mantenendo un costo \ parola invariato, vi ritroverete dopo qualche tempo a raddoppiare o quadruplicare il vostro compenso orario risultante.
E la passione in questo caso è fondamentale non tanto per aumentare i vostri compensi, quanto per rendere il lavoro estremamente più piacevole… che, in fin dei conti, è anche più importante.
L’insegnamento finale da trarre è: se vi piace scrivere, ed avete una passione per un qualsivoglia argomento, avrete successo online.
Perchè la passione porta inevitabilmente a conoscenze, e le conoscenze portano alla capacità di mettere un valore aggiunto ai vostri articoli, e questo vi porterà ad essere cliccati sempre di più.
E se il budget proprio non c’è?
Capisco che, per quanto questi discorsi possano essere belli e condivisibili, alle volte è semplicemente impossibile avere il budget necessario per produrre qualità.
Come fare allora? Si possono trovare dei compromessi?
Certamente.
Tornando all’ambito tecnologia, per scrivere un discreto articolo non penso serva provare a fondo ogni singolo programma di cui si vuole parlare, ma i principali inderogabilmente sì: non solo per vedere dal vivo i programmi in se’ e descrivere meglio i “cavalli di battaglia”, ma anche perchè questo aiuta a farsi un’idea migliore dell’argomento in generale, ed indirettamente beneficerà le vostre recensioni anche degli altri.
Mi spiego meglio: parlare di un programma di fotoritocco che non hai mai testato, solo leggendo in rete o guardando qualche video\screenshot, è molto più semplice se hai già esperienza diretta con programmi affini.
Stesso discorso per un articolo su un’app di dating: con 1 giorno di esperienza reale non potrai certo inventare un racconto di 12 mesi, ma la differenza fra il tuo pezzo e quello di una persona che non si è mai davvero “sporcata le mani” sarà comunque tangibile.
Se non siete sicuri di avere le conoscenze sufficienti per scrivere un buon articolo, ponetevi queste due domande:
- sono in grado di scrivere qualcosa in grado di arricchire la conoscenza dell’utente su un determinato argomento?
- sono in grado di scrivere qualcosa che l’utente non possa trovare su wikipedia o su uno qualsiasi degli articoli già presenti in prima pagina per le relative ricerche su Google?
Se la risposta ad entrambe queste domande è “sì”, allora probabilmente avete il potenziale per scrivere un buon articolo.
Conclusioni: ma tutto questo, paga?
Allo stato attuale delle cose, tuttavia, il successo che molti riescono ad ottenere ignorando completamente le linee guida di questo articolo e concentrandosi solo sui trucchi SEO deve far riflettere.
Serve osare, perchè l’utente cerca consigli, e per dare consigli bisogna esporsi, per esporsi bisogna affermare “questo va bene, quello no, quell’altro solo per codesta cosa, etc…”.